Architettura dell’anima tra arte e design
Nei tagli di un obiettivo attento, quello del fotografo Liazza, sono catturati dettagli di verticalità ed esasperazioni geometriche che solo un occhio visionario può cogliere. L’architettura non è più tale, è pretesto per giochi di ambiguità dove il design, l’arte, l’urbanistica divengono tutt’uno. Dove un angolo può essere spazio proiettato su un macrocosmo e al tempo stesso essere microcosmo che vibra di vita propria. Le linee metafisiche raccontano di un’intimità introspettiva. La dimensione di forme raccolte, geometriche simmetrie volte a costruire un rapporto a due: lo spazio creato da un taglio e lo sguardo del fruitore, viaggiatore a riposo in una pausa fuori dal “tutto”, dentro quella intimità che stringe il campo visivo in un design che non è più edificio, cemento, mattone ma piuttosto soggettiva interpretazione di piani riconosciuti come “uno, nessuno e centomila”.
In the deepest cuts of photographer Liazza’s very focused lens, vertical details and augmented geometries are captured thanks to his visionary glance.
Architecture becomes something more, an excuse for ambiguous games where design, art and city planning become one. Where an angle can be a projected space onto a macrocosm but at the same time a microcosm that has a life of its own.
The methaphisycal lines tell the story of a very introspective intimacy. The dimension of shapes, geometric symmetries aimed at building a one on one relationship. The space created by a cut and the observer’s glance, a traveller’s rest in another dimension, an intimacy that narrows the visual field and morphs it in something different than a building, concrete, bricks. A subjective interpretation of recognised planes that represent everything but nothing at the same time.